Artribune
Isola di San Giorgio Maggiore, vista laguna: in questo panorama unico al mondo, aprono Le Stanze della Fotografia, iniziativa congiunta di Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini. Nei circa 2000 mq di sale si vuole proseguire il percorso dedicato alla fotografia e iniziato nel 2012 alla Casa dei Tre Oci, per dare a questo linguaggio un specifica e debita sede a Venezia. Lo spazio ha inaugurato con l’immenso Ugo Mulas, di cui ricorrono quest’anno i 50 anni dalla morte, avvenuta il 2 marzo 1973.
LA MOSTRA “UGO MULAS. L’OPERAZIONE FOTOGRAFICA”
La mostra, dal titolo “Ugo Mulas. L’operazione fotografica”, è stata inaugurata il 29 marzo, in concomitanza con l’apertura della sede Le Stanze della Fotografia, e sarà visibile fino al 6 agosto 2023. Si tratta di un’antologica che occupa tutto il piano terra dello spazio, con 296 opere, tra cui 30 immagini mai esposte prima d’ora, fotografie vintage, documenti, libri, pubblicazioni, filmati in grado di ricostruire il lavoro poliedrico di Ugo Mulas, il fotografo italiano più importante del Novecento. Realizzata in collaborazione con l’Archivio Mulas e curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, direttore dell’Archivio, la mostra si snoda in 14 sezioni, partendo dalle Verifiche (1968-1972), una serie di tredici opere fotografiche attraverso le quali Mulas s’interroga sulla fotografia stessa e dalle quali prende il titolo l’esposizione.
LA SEDE “LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA”
L’inaugurazione de Le Stanze della Fotografia ha significato per Venezia la presenza finalmente di una grande e importante sede dedicata alla fotografia: occupando gli spazi delle Sale del Convitto dell’Isola di San Giorgio Maggiore, il luogo si presta alla contemplazione delle opere, in ambienti evocativi e di grande fascino. Al piano superiore è inoltre in corso la mostra di Alessandra Chemollo dal titolo “Venezia alter mundus”, visibile fino al prossimo 6 giugno. Una celebrazione della città lagunare, guardata nella sua vera essenza e spogliata delle sovrastrutture che la rendono familiare nel mondo, senza coglierne l’animo.
Roberta Pisa